Molte specie di Cicadee occupano habitat molto specifici in aree ristrette, con popolazioni formate spesso da pochissimi individui. Più di 50 specie di Cicadee sono riportate nella Lista Rossa IUCN come “in pericolo di estinzione”. Pertanto, è indispensabile l’impegno delle numerose istituzioni botaniche internazionali che provvedono alla conservare ex situ di queste piante.
Giardinieri ed architetti del paesaggio hanno sempre riconosciuto il grande interesse ornamentale di queste piante, altamente attraenti per la forma e simmetria delle foglie e dei tronchi, nonché per le forme atipiche e i colori delle strutture riproduttive. Il crescente interesse orticolturale per le Cicadee farà incrementare sempre più la loro produzione vivaistica, contribuendo a salvarle dall’estinzione.
Le Cicadee (Divisione Cycadophyta, Ordine Cycadales) discendono da un gruppo ancestrale di piante simili alle attuali Conifere. Molto numerose nell’Era Mesozoica, raggiunsero la loro massima diffusione nel Periodo Giurassico, circa 160 milioni di anni fa. Queste interessanti ed “enigmatiche” piante hanno spermi mobili come quelli di antiche felci con semi, ma, diversamente da queste, i loro semi contengono embrioni come nelle più evolute piante con fiori.
Le Cicadee rappresentano un anello importante nel “puzzle” dell’evoluzione delle piante, ma i rapporti tra le Cicadee attuali ed i loro precursori del Giurassico sono tuttora non chiari. Secondo una opinione comune, le Cicadee attuali sono sopravvissute senza cambiamenti sin dalle loro origini, per cui sono considerate “fossili viventi” o “Celacanti del mondo vegetale”, ma tali denominazioni non sembrano appropriate per molte di esse. Secondo vedute più moderne, infatti, le Cicadee sono un piccolo ma resistente gruppo che si è continuamente evoluto nel corso di milioni di anni, adattandosi ad una ampia varietà di ambienti, dove hanno dovuto competere con le piante coi fiori che nello stesso tempo erano in piena evoluzione.
Sebbene il numero di specie di Cicadee (attualmente circa 330) sia relativamente basso, queste piante mostrano una grande varietà di forme. La loro morfologia varia da esemplari alti e non ramificati (ricordando in questo caso le palme) a forme nane, con foglie ridotte e tronchi corti e sotterranei. Anche i loro habitat sono vari, potendo esse vivere in foreste pluviali tropicali, in ambienti alpini temperati, in foreste pluviali stagionali o sui versanti di deserti. Dal punto di vista morfologico, le loro basi fogliari persistenti, insieme alle tracce fogliari, formano un supporto meccanico per il tronco che non è provvisto di un vero tessuto legnoso.
Le Cicadee contengono fitotossine tipiche ed esclusive e presentano associazioni simbiontiche con cianobatteri azotofissatori che vivono all’interno di radici coralloidi apogeotropiche (radici che crescono verso l’alto).
Alcune Cicadee sono anche caratterizzate da radici contrattili che “tirano” il tronco verso il basso, interrandolo: un adattamento che protegge l’apice del fusto dal fuoco, dai predatori e da condizioni climatiche estreme. Oltre a questi tipici aspetti vegetativi, le Cicadee si sono dotate nel corso della loro evoluzione di molte strutture e strategie riproduttive utili: sono dioiche (con piante maschili o femminili), formano semi intensamente colorati e hanno coni che subiscono la termogenesi (un particolare fenomeno di riscaldamento diurno) che determina il rilascio di composti, tipo feromoni, implicati nell’impollinazione da parte di specifici insetti coevolutisi con le Cicadee. Al contrario, gli spermi mobili, che intervengono nella fecondazione, rappresentano un carattere ancestrale, tipico di piante molto meno evolute. Casi di cambiamento di sesso (in entrambi i sensi), sebbene rari, aggiungono ulteriore interesse e complessità alla biologia di queste piante.
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Andrè Heller
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