Le piante del Negombo

Marco Castagna

 

 Si è così voluto coniugare le radici e il senso del luogo con la modernità, facendo della memoria non una vuota nostalgia, ma una risorsa creativa per il presente e il futuro, un vissuto contemporaneo dell’identità del luogo del giardino come parte integrante del paesaggio e insieme sua sintesi.  E’ questo il senso che ha anche l’annuale appuntamento di “Ipomea del Negombo” , la fiera mercato di piante rare e amatoriali, contemporaneamente volta a recuperare piante del passato e a ricercare nuove specie. Il Negombo è un microcosmo, un ecosistema artificiale, ma sempre un ecosistema che lascia alla natura il compito di adattare, selezionare e autoregolarsi, evolvendosi nel tempo; è ricerca in cui l’uomo si incontra con la natura e ne esplora le infinite possibilità e meraviglie.

 

Il parco termale del Negombo è un giardino mediterraneo, che ospita al suo interno la presenza di piante provenienti dall’Asia, dall’Africa, dalle Americhe, dall’Australia. 

Il Negombo del resto nasce come giardino botanico e di questa sua origine conserva traccia e memoria nella presenza di alcune piante come il grande ficus che arrivò allora dall’Asia e nella ricerca botanica di piante, che si prestano ad essere acclimatate senza diventare infestanti rispetto alla macchia mediterranea che rimane dominante, mentre essa stessa è stata ricostruita rimettendo a coltura piante che non erano presenti  o non erano sopravvissute come la Polygola myrtifolia o il Falso pepe(schinus mollis).

L’attuale vegetazione del paesaggio mediterraneo del resto è frutto dell’opera dell’uomo e della storia non meno che della natura.

La linea che separa naturale e culturale si sposta continuamente e naturale è per noi ciò che si è naturalizzato diventando parte del nostro paesaggio, della nostra storia, delle nostre radici. Non solo gli ecosistemi si evolvono, ma l’opera dell’uomo muta insieme al manto vegetativo gli stessi microclimi di un determinato luogo.La scelta paesaggistica del parco del Negombo si è pertanto volta a creare un ecosistema in grado di riprodursi e di evolvere autonomamente sia pure con il contributo umano, e si ispirata a creare composizioni attente al portamento, alla forma del fusto, delle foglie, ai colori delle diverse piante.

Così all’entrata troviamo un’aiola di Macrozamie ed agavi compatta e uniforme. Tutt’intorno, per contrasto, ulivi,  alberi da frutto, limoni, agrumi, cedri, mango e, come elemento di disturbo, il ginko biloba. Per le stesse ragioni è stato immesso il cocos plumosa e sulla via delle balze incontriamo le cycas, il metrosideros, una pianta australiana, in perfetta assonanza con il leccio e l’ulivo, e molti arbusti provenienti dalle varie zone dell’Australia ancora poco conosciuti in Italia. Ma sono tutte presenze integrate nel paesaggio mediterraneo, che non vengono mai esibite né diventano dominanti rispetto agli arbusti locali: si vedono attraversando il parco, mai da lontano o dal mare. Nelle balze, infatti, dominano il carrubo, l’ulivo, il quecus ilex, l’alloro, il pino marittimo, dato che si passa dal giardino al bosco che si arrampica sulla roccia della montagna, diventando via via più “selvaggio”.

A questa visione paesaggistica contribuisce anche il susseguirsi delle fioriture, che sottolineano il passare del tempo e il carattere di organismo vivente del giardino nel suo mostrare volti sempre diversi.

E i semi di fiori, provenienti dalle più diverse parti del mondo e sparsi per il Negombo, si affidano alla creatività della natura con effetti inaspettati.

Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata.  Albert Einstein

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Una Seconda Natura

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